lunedì 20 aprile 2009

Icaro.

Spicco il salto, vedo le nuvole sopra di me. Mi sembrano bellissime.
Sono proprio come piacciono a me. Soffici. Bianche.
Le voglio. Le desidero.

Gli occhi mi si chiudono a forza, quasi spinti da qualcosa o qualcuno molto più forte di me. Oppongo una resistenza estrema. Serve a ben poco.
Porto la mano alla fronte in un gesto di naturale banalità e lo sguardo, fino a poco prima spento, si focalizza in alto. Oltre le nuvole. Oltre il cielo. Oltre il tempo.
Mi abbaglia come se volesse chiamarmi a sè. Incessante richiamo di calore quasi umano, bruciante di vita. Sento sulla mia pelle il tocco, sulle labbra l'ardente sapore, negli occhi il desiderio.
Le mie ali vibrano con forza, sbattono al ritmo di un danza tribale. Veloci. Più veloci.
Mi lascio le nuvole alle spalle, ne trapasso il candore. Lo evito.Sposto con gesti bizzarri, goffi, quell'inutile ed eterea massa che mi distanzia da lei.
Al Diavolo le nuvole.

Il calore è estremo, lo sento percorrermi la schiena, strisciarmi sulle scapole, afferrarmi al collo in un abbraccio sensuale e letale. La sua voce silenziosa mi urla nella testa.
Non vedo più nulla, solo luce.
Sono ancora troppo lontano.
Le ali fanno male. Urlano e strepitano il loro grido meccanico al mondo. Non dargli ascolto, è solo perchè sono invidiose di ciò che vuoi.
Il desiderio è forte, la paura lascia il posto al fremito. La volontà non è più la mia.
Lei è lì. Non la vedo. Ho perso la percezione del mondo già da un po'.
Lei è lì. La sento. E' ustione chimica sulla pelle.
Lei è lì. Il suo esistere mi sconvolge e vibro dentro. Corde che si spezzano.
Allungo la mano. Il braccio teso sembra pesare come il mondo intero, i tendini son cavi e i muscoli argilla. Apro le dita, le muovo, cerco di afferrarla.
Digrigno i denti, quasi se fosse un modo per aumentare la speranza. Un modo per avverarla.

E poi luceluceluceluceluceluce. Nera.




Le rivedo mentre riapro gli occhi. Le vedo a tratti. A pezzi.
Minuscoli frammenti di ciò che mi sorreggeva. COriandoli di quelle ali che ho fatto soffrire. Le vedo inoltrarsi in quelle nuvole che ho tanto disprezzato, troppo leggere per sostenermi, troppo belle per non notarle. Le vedo divertirsi.
Ora volano davvero, non con me.
Ora il vento non mi sorregge, mi spinge in basso, mi ripudia. Capisco il suo disgusto.
Cerco di guardare in alto alla ricerca di ciò che mi ha condotto qui, e la vedo lontana, quella stella che ho desiderato, quel sole caldo. Ho tentato di raggiungere ciò che non potevo, ho cercato di averla, di toccarla, di sfiorarla.
Abbandono la testa e il corpo al movimento convulso che sta prendendo, rapida discesa verso.. verso cosa?
Lo sguardo volgo al mondo. Riempo gli occhi di verde sincero, d'azzuro lieve e di rosso. Inondo la vista di emozioni, di sensazioni, di immagini già viste ma sempre nuove, sempre splendide. Vita passata di un presente vissuto in maniera incompleta, vissuto a cercare qualcosa di inutile, di superfluo, rigettando il mondo accanto a me. Rifiutando la vita, la felicità.

Ora sorrido. Non l'avevo ancora fatto dal mio salto nel vento. Ma ora sorrido con serenità.
Allargo le braccia e accolgo quel mondo che avevo abbandonato, ora troppo vicino, troppo violento, Troppo. Non merito Nulla.

Perchè sono destinato a soffrire.

Max, che è sempre troppo Icaro.

Immagine: Deviantart.com

4 commenti:

  1. qui c'è bisogno dello scolapasta...

    ami il cielo per caso?
    ami l'infinito?
    ciò ch'è impalpabile?
    ami il mistero?
    oh icaro icaro...irrigidisci i muscoli e via...

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  2. Non vedo l'ora, la curiosità mi uccide XD

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